venerdì 10 giugno 2016

Carmine Mangone :: Punk Anarchia Rumore


PUNK 
ANARCHIA 
RUMORE

«E comunque. Va bene Beethoven. Va bene Mozart. Ma qui si torna sempre al rumore, alla gola in fiamme, alla sete. Basta una chitarra e un cazzo di amplificatore, e la notte si condensa intorno alle bottiglie vuote, ai corpi sudati, al desiderio di non morire.»
Questo libro, alla soglia del quarantennale del 1977, non è l’ennesima storia sul punk, eppure contiene e fa un sacco di storie. Anzi, si diverte ad accumulare brandelli di storie, di testi, di analisi, giocando con vari stili e registri. D’altronde, perché mai avere in testa uno schema definitivo (e ideologico) quando il punk ha cercato di negare ogni struttura culturale? In questo libro, si passa così, in ordine sparso, da un breve excursus sui Crass, leggendario gruppo anarcopunk e pacifista, ad alcuni accenni critici sulla violenza rivoluzionaria; da un tentativo d’inquadrare storicamente il “rumore creativo” ad una breve e sarcastica investigazione sulla gestione della merda nel mondo Occidentale (il nome GG Allin vi dice forse qualcosa?). E ci trovate ancora: recensioni inattuali, una carrellata sull’anarchia, note sul rumorismo contemporaneo, impeti d’amore, poeti punk ante litteram, disquisizioni in un odioso e finto stile post-strutturalista, e molto altro ancora. Insomma, ce n’è abbastanza per farvi odiare autore ed editore. Ma l’effetto è voluto. La prima pietra è scagliata. Il punk sarà anche morto, chissà, ma c’è sempre uno sferragliamento di suoni (e segni) non comuni in ogni sovversione passata presente e futura. 

«Il punk non è un mero genere musicale; anzi, sostanzialmente, ha ben poco a che fare con la musica. È semmai un’attitudine rumorosa (...); punk come rumore che non vuole cedere alla merce, come amalgama rissoso di tutti i rumori che si chiamano fuori, pur richiamando costantemente il dentro dell’alienazione per dileggiarlo, per sputargli addosso. (…) Pogo, anarchia e corpi senza più stronzate sull’amore. Questo è stato il punk. E niente può rinchiuderlo in un cazzo di libro.»

Carmine Mangone è nato a Salerno il 23 dicembre 1967. Poeta, performer e critico dei movimenti rivoluzionari del Novecento, si avvicina alla scrittura e comincia a praticare la sovversione della vita quotidiana dopo la scoperta del punk anarchico e la lettura di Stirner, Lautréamont e Péret. Nella vita ha fatto di tutto: l’idraulico, l’apicoltore, l’insegnante, lo squatter, l’editore digitale pirata. Ha tradotto inoltre dal francese autori come Vaneigem, Péret, Blanchot, Lautréamont, Char, Artaud e molti altri. Oggi fa svogliatamente il contadino tra le colline del Cilento – lui stesso si definisce con ironia un “poeta punk rurale” –, mentre la sua bibliografia comincia ad apparire sterminata. Il suo ultimo libro, Infilare una mano tra le gambe del destino, è uscito anche in Francia nel novembre 2015. 
http://carminemangone.com

ISBN 9788897316
pp. 118
€13,00