lunedì 2 marzo 2015

Roberto Russo: Too Much Too Boohoos

Ricordate i Boohoos? La mitica band glam-rock pesarese degli anni Ottanta? Roberto Russo sì, se la ricorda benissimo, dato che fu l'artefice di quell'avventura durata meno di un lustro ma che ha lasciato il segno nella storia del rock italiano.

Too Much Too Boohoos
La leggenda anni '80 della mia band venuta da Marte

Prefazioni di Federico Guglielmi e di Luca Frazzi



L'autore ripercorre la vicenda dei Boohoos (formazione pesarese di glam rock psichedelico nata nel 1985) dal punto di vista molto speciale del membro fondatore, addentrandosi senza inibizioni nella narrazione di ciò che del gruppo in questione ha rappresentato la "leggenda". Il libro quindi illumina con un onesto cono di luce quel territorio che generalmente nella storia delle band resta un po' in penombra: punta dritto verso quel groviglio oscuro di intenzioni e motivazioni, talvolta oggetto di mistica esaltazione, che costituisce da sempre il brodo di coltura dell'immaginario di una banda rock. La narrazione prende avvio tra le lave incandescenti dei primi anni, tutti oro e lustrini glam, che agli stessi membri della formazione sembrarono teleguidati verso il sicuro successo dalla regia occulta di una inquietante presenza, che chiamavano "The Hoo". Successivamente nella seconda parte del libro l'inattesa uscita di scena della "guida" e la nuova, tremenda condizione di orfanità trascinarono i Boohoos verso una lenta ma inserorabile deriva di autodistruttività. Cambi di formazione, di management, vita bohemienne e un caleidoscopio di disavventure sempre borderline e a forti tinte rock fecero di quel periodo quello di maggior successo di pubblico e critica, mentre al contrario, contemporaneamente a questi eventi pubblici, all'interno della band si consumava il logorarsi dei rapporti, la debauchery generale e il crescente individualismo; fattori che crearono i presupposti per l'inesorabile declino, fino al brusco epilogo del 1989.
Il quadro che il lettore ricava dalla parabola di questo variopinto assembramento di musicisti anni 80 così talentuosi e fragili, è quello di un'esperienza unica ma probabilmente anche comune, replicabile, non dissimile da molte altre, prima e dopo. La particolarità dell'assunto fa sì che il libro non sia solo la scheda storico-musicologica di una band-meteora dell'underground italiano, ma costituisca un diario-confessione di un protagonista della scena di quei giorni, piacevolmente narrato in un registro intimo, privo di inibizioni e sempre in bilico tra il mistico e il visionario, secondo i tratti estetici della personalità anche musicale dell'autore. Si troveranno qui passate in rassegna tutte le fasi di trasformazione di questa band italiana che agli appassionati dell'epoca, fino dalle sue primissime apparizioni, sembrò essere davvero "venuta da Marte" (e non solo perché nata sotto gli auspici di Iggy Pop e i suoi Stooges, Marc Bolan e i suoi T.Rex, Ziggy Stardust e i suoi Ragni di Marte). Introducono il libro due appassionati interventi di Federico Guglielmi e Luca Frazzi.




Roberto Russo (1961) è musicista, compositore e scrittore. Sposato, con tre figli, ha pubblicato fin da giovanissimo poesie (ne "La Tartana degli Influssi", 1978; in "Lengua", 1982 e 1984) ed è sempre stato attivo sulla scena musicale fondando tra l'altro i 3D-Stress (1981), i Kaspar Hauser (1982), i Cani (1983), i Boohoos (1985). Negli anni 90 ha approfondito la connessione tra musica, letteratura, psicoanalisi e religione pubblicando studi e articoli ("Sandro Penna poeta zen", 1996; "Per una retorica del silenzio", 1999) e dal 2004 è dottore di ricerca in letteratura italiana. A partire dal 2009 si è adoperato per ripubblicare in CD il materiale dei Boohoos e ha dato vita a un nuovo progetto, gli Andromeda Lodge, con i quali ha prodotto l'album "La Cena delle Ceneri" (2012). Dopo questa esperienza ha ripreso a collaborare con Fuss, suo partner storico fin dal 1982, registrando insieme a lui nuovo materiale. Quest'anno con Fuss, Baka Bomb, Lumen e un amico organista, Max Trivento, ha ricostituito i Boohoos per celebrarne il trentennale della fondazione (1985-2015).

Pino Casamassima :: L'ultimo concerto


L'ultimo concerto
Romanzo di formazione, musica e politica 
nell'Italia degli anni Settanta



Sulle sacche militari gonfie di libri e quaderni scrivevamo «Usa go home!». Le vendeva il mercatino americano. Come pure le cinture e i cappellini, le camicie, gli anfibi, i pantaloni con mille tasche e le giacche mimetiche. Col Vietnam, che non sapevamo manco che esistesse, avevamo scoperto che le guerre non erano soltanto un’interrogazione di Storia. In un posto lontanissimo, si combatteva davvero, non come nei film. Ragazzi con la sfumatura alta, avevano lasciato juke-box e Coca Cola e s’erano ritrovati a difendere la pelle in una giungla a quindicimila miglia da casa. Quell’America che noi conoscevamo per i romanzi di Hemingway e Kerouac. Ci affascinava, l’America. Per quei film, e quella musica che c’arrivava coi bootleg. Mamma Rai spacciava muffe, vecchie e nuove. La sognavamo, l’America. Poi arrivò il Vietnam. 
E ci svegliammo. 
Inizia così questo romanzo di Pino Casamassima. Una divagazione dai suoi libri sulla storia d’Italia degli ultimi decenni, ma non troppo.
L’inizio degli anni di piombo è infatti il tempo di questa storia che ruota attorno al “mitico” (in tutti i sensi) concerto dei Led Zeppelin a Milano nel luglio del 1971.


Pino Casamassima è giornalista professionista e autore. Scrive per il Corriere della Sera e collabora con diverse testate, fra cui Rai Cultura. Ha pubblicato oltre una trentina di libri, di cui alcuni tradotti in altre lingue, cinese compreso.



pp. 90
isbn: 9788897389200
prezzo: euro 10

Rudy Salvagnini :: Il cinema dell'eccesso

Il cinema dell'eccesso
Horror, erotismo, azione e molto altro
nei film dei maestri dell' exploitation.

VOLUME 1: EUROPA


Alieni proteiformi e assassini coinvolti in strani ménage a trois ad alto tasso erotico, casalinghe col vizio del cannibalismo e la passione per il trapano elettrico, prigioni femminili in località tropicali con torride rivoluzionarie contro il potere, irsuti licantropi ispano-polacchi contro i samurai nel Giappone medievale, vampire di ogni ordine e grado assetate di sangue (e non solo), giustizieri della notte privati della parola ma non della capacità di reagire con violenza inaudita, bizzarre riletture fumettistiche e metacinematografiche della figura dell’agente segreto, psicopatici e psicopatiche di vario tipo, ognuno con il suo trauma (infantile e non), irriverenti rivisitazioni ucroniche della storia di Giovanna la Pazza, improbabili rock band contro Dracula...
Di questo e molto altro sono fatti i film di exploitation, un genere trasversale che attraversa tutti i generi - dall’horror alla fantascienza, dal thriller all’action, dal noir all’erotico - e fa del profitto la sua stessa ragione di vita. Però, usando una materia così “vile” come mezzo di espressione, un drappello di spavaldi registi ha avuto la libertà di realizzare anche opere profonde, complesse e artisticamente uniche.
Questo libro - il primo di due volumi separati - compie un affascinante viaggio tra una moltitudine di film autenticamente originali, ripercorrendo con rispetto e rigore critico la carriera di alcuni dei maggiori autori di questo “super genere”, presente nelle cinematografie di tutto il mondo.
Il secondo volume si occuperà dei registi appartenenti al cosiddetto “Resto del Mondo”, a voler essere un po’ eurocentrici. In questo primo volume, invece, sono di scena i registi europei, di ciascuno dei quali viene tracciata la parabola artistica in modo ampio e articolato: Pete Walker (La casa del peccato mortale), alfiere dell’horror politico e crudele; Jesus Franco (Vampyros Lesbos), infaticabile autore di circa 200 film, alcuni inguardabili, altri sublimi; José Ramón Larraz (Symptoms l’incubo dei sensi), fumettista passato con successo al cinema; Jean Rollin (Fascination), poeta dell’exploitation erotica; Paul Naschy/Jacinto Molina (El caminante), il licantropo che volle farsi regista; Norman J. Warren (Inseminoid), abile e tenace rielaboratore di trame fantahorror.
In appendice al capitolo su Pete Walker, un’intervista esclusiva a David McGillivray, sceneggiatore dei migliori horror di Walker e non solo, oltre che saggista, commediografo, attore e molto altro ancora.

Rudy Salvagnini è uno sceneggiatore di fumetti. Si è sempre occupato di critica cinematografica scrivendo su quotidiani e riviste (tra cui «Robot», «Aliens», «Nosferatu» e «Amarcord»). Collabora da vent’anni a «Segnocinema» e da qualche anno al sito MYmovies.it. Ha scritto Hal Ashby (Il Castoro cinema, 1992), Il cinema di Bob Dylan (Le Mani, 2009) e il fortunato Dizionario dei film horror (Corte del Fontego, prima edizione 2007, ristampa 2008, seconda edizione ampliata 2011).


pp. 318 - ill. B/N
isbn: 9788897389170
prezzo: euro 24



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Distribuzione in libreria: Messaggerie